Competenze Non-Tecniche, nuovo approccio alla sicurezza?

In questo momento di così difficile gestione a causa della pandemia, in cui tutti siamo chiamati a tenere “comportamenti adeguati“ per tutelare la nostra e altrui salute, è proprio il momento in cui entra in gioco il fattore umano, inteso come l’insieme di quegli elementi legati all’uomo ma non solo, quindi le limitazioni fisiche, psicologiche, tecnologiche ed ambientali, da considerare, valutare e tenere in conto perché possono influenzare il comportamento dell’uomo, con relative conseguenze anche per gli obiettivi di tutela della salute e sicurezza sul lavoro e non solo.

“Lo studio del fattore umano e dei suoi molteplici aspetti ha contribuito in maniera significativa alla diffusione di performance lavorative sicure ma anche efficaci, consentendo il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro in svariati settori.” INAIL 2017

Da tempo l’attenzione si è spostata da quella che era una visione tecnica della sicurezza sul lavoro a una visione più “umana” dove lo studio dell’errore umano ha un ruolo centrale.

E a partire dai meccanismi che determinano gli errori umani è diventato chiaro come sono rilevanti aspetti meno tecnici delle competenze dei lavoratori; in effetti si è cominciato a tenere in considerazioni le cosiddette non-technical skills (NTS), cioè quelle competenze cognitive, sociali e personali, complementari alle competenze tecniche, che contribuiscono all’attivazione di prestazioni lavorative eccellenti.

Tra le competenze non tecniche che in questo periodo ci possono venire in aiuto sicuramente c’è la consapevolezza situazionale cioè saper riconoscere e interpretare correttamente cosa c’è intorno a noi. Non l’incapacità o la disattenzione, ma la mancanza di consapevolezza della situazione è stata identificata come una delle cause primarie negli incidenti attribuibili agli errori umani

La consapevolezza situazionale parte dalla conoscenza della situazione in cui siamo immersi, che si ottiene attraverso i processi di percezione e attenzione. Poi la corretta interpretazione della situazione passa attraverso numerosi altri fattori culturali personali ma anche del luogo di lavoro, percezione e accettazione del rischio ma parte ovviamente anche, per ritornare alla sicurezza sul lavoro, da una adeguata conoscenza dei pericoli e dei rischi.

E qui la consapevolezza situazionale ci può aiutare, non tanto per prendere decisioni epocali o future ma per essere sempre presenti alla situazione attuale dove chi ci insidia è un pericolo a volte invisibile, per avere una consapevole applicazione di procedure, che sono state interiorizzate, aiutati anche da quelle che possono essere considerate “spinte gentili”, come predisporre in luoghi critici strumenti atti a rendere consapevole l’azione comportamentale corretta, l’adesione a breafing giornalieri analizzando tutti insieme i comportamenti della giornata, trasformare un incontro obbligatorio in qualcosa di richiesto dal lavoratore per trovare gli spunti a volersi bene davanti ad una macchina etc, usando quindi la cosiddetta architettura delle scelte.

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