Mascherine di comunità, chirurgiche, FFP2 e FFP3: quali usare e quando

Quali mascherine bisogna usare per essere davvero protetti dal contagio Covid? Come sappiamo in circolazione in Italia ci sono le cosiddette mascherine di comunità, le mascherine chirurgiche e i dispositivi di protezione individuale (DPI).

Vediamo quali sono le caratteristiche di ciascuna tipologia, in modo da sapere sempre quale dobbiamo indossare a seconda della nostra condizione specifica, di quella delle persone che ci stanno vicine, o a seconda del contesto.

Mascherine di comunità

Le mascherine di comunità non so né dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale, ma rappresentano comunque una fondamentale misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2. Hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni.

In circolazione ce ne sono in versione monouso oppure lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, in grado di garantire comfort, respirabilità, forma e aderenza adeguate, per coprire non solo la bocca ma anche dal mento fino sopra al naso.

L’uso della mascherina in comunità aiuta a limitare la diffusione del Coronavirus, ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio, come il distanziamento fisico e l’igiene costante e accurata delle mani, che restano invariate e prioritarie. A differenza di quanto si possa pensare, non è utile indossare più mascherine sovrapposte l’una all’altra.

L’ISS-Istituto Superiore di Sanità (qui le FAQ) ha chiaramente spiegato che anche l’uso di mascherine di comunità autoprodotte aiuta a contrastare la diffusione del Covid, purché usate bene e costantemente. Le mascherine di comunità possono anche essere realizzate a casa con materiali comuni a basso costo, come scampoli di stoffa.

Le mascherine di comunità lavabili vanno lavate seguendo indicazioni molto precise. È possibile lavarle se sono fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi.

Le mascherine di comunità commerciali, cioè non autoprodotte, sono lavabili se sulla confezione sono riportate indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance.

Mascherine chirurgiche

Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario o in particolari ambienti lavorativi e certificate in base alla loro capacità di filtraggio.

Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione del virus dai positivi verso le altre persone, e non quindi il contrario. Servono cioè a impedire che i positivi infettino gli altri, ma non a proteggersi completamente dal virus in entrata quando si è a contatto con un positivo. Anche nel caso in cui compaiano sintomi del Covid è necessario utilizzare le mascherine chirurgiche, certificate come dispositivi medici.

La mascherina chirurgica è anche quella consigliata a scuola. Il 31 agosto 2020 il Comitato tecnico-scientifico (CTS) ha diffuso una nota in cui illustra le raccomandazioni tecniche per l’uso della mascherina chirurgica a scuola, differenziandone l’uso per fascia di età e in situazione statiche e dinamiche.

Posto che va sempre indossata a scuola in situazioni dinamiche, in cui cioè ci si muove, in tutti i contesti di condizione statica, il CTS spiega che nella scuola primaria la mascherina chirurgica può essere tolta in condizione di staticità, con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione, come per esempio il canto.

Nella scuola secondaria, anche considerando una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, la mascherina chirurgica può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria.

Dispositivi di protezione individuale

I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono invece tutti quei dispositivi, come le mascherine filtranti facciali FFP2 e FFP3, ma non solo, raccomandati per la prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 nei contesti lavorativi, per operatori sanitari, addetti alle pulizie, tecnici di laboratorio, pazienti con o senza sintomi, accompagnatori, ambulanzieri etc.

Quando usare le mascherine mediche

Come indicato nelle linee guida dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), l’uso delle mascherine di tipo medico, chirurgiche o FFP2 e FFP3, è prevalentemente riservato agli operatori sanitari e deve avere la priorità sull’uso delle mascherine nella comunità.

L’uso delle mascherine, anche non mediche, in pubblico può servire come mezzo di controllo per ridurre l’infezione Covid minimizzando la diffusione di goccioline respiratorie da individui infetti che non hanno ancora sviluppato sintomi o che rimangono asintomatici, ed è raccomandato soprattutto in spazi affollati e chiusi, come negozi, centri commerciali o quando si utilizzano i mezzi pubblici, ecc.

Si può prendere in considerazione l’uso di mascherine non mediche realizzate con vari tessuti, specialmente se vi sono problemi di fornitura, ma ad oggi esistono evidenze scientifiche indirette e limitate e devono essere indossate in modo appropriato e corretto.

L’uso di mascherine di comunità deve essere considerato solo come una misura complementare e non in sostituzione delle misure preventive consolidate, come, ad esempio, il distanziamento fisico, l’igiene respiratoria (tra cui tossire o starnutire in un fazzoletto monouso o nella piega del gomito per evitare di trasmettere agli altri le goccioline con le secrezioni respiratorie), l’igiene meticolosa delle mani e l’evitare di toccarsi con le mani il viso, il naso, gli occhi e la bocca.

Come scegliere il DPI giusto

Nell’attuale scenario emergenziale italiano, la selezione del tipo di mascherina deve tenere conto del rischio di trasmissione di SARS-CoV-2, che dipende da:

  • tipo di trasmissione: da droplet e da contatto
  • tipo di paziente: i pazienti più contagiosi sono quelli che presentano tosse e/o starnuti. Se questi pazienti indossano una mascherina chirurgica o si coprono naso e bocca con un fazzoletto, la diffusione del virus si riduce notevolmente
  • tipo di contatto assistenziale: il rischio aumenta quando:
    – il contatto è ravvicinato (< 1 metro) e prolungato (> 15 minuti)
    – il contatto è di tipo ripetuto o continuativo, tale da aumentare il tempo complessivo di esposizione sia in ospedale che in altri ambiti assistenziali territoriali, come ad esempio operatori del territorio coinvolti nella assistenza medica ripetuta e/o continuata di casi sospetti e confermati di Coronavirus
    – si eseguono manovre e procedure a rischio di produrre aerosol delle secrezioni del paziente (come rianimazione cardiopolmonare, intubazione ed estubazione con le relative procedure come ventilazione manuale e aspirazione aperta del tratto respiratorio, broncoscopia, induzione di espettorato, terapie in grado di generare nebulizzazione, NIV, BiPAP, CPAP, ventilazione ad alta frequenza oscillatoria, ossigenazione nasale ad alto flusso, tampone nasofaringeo (anche effettuato in comunità), procedure correlate alla tracheotomia/tracheostomia, broncoscopia, chirurgia e procedure autoptiche che includono apparecchiature ad alta velocità, alcune procedure dentistiche (es. trapanazione ad alta velocità), procedure endoscopiche (es. gastrointestinale dove è presente aspirazione aperta del tratto respiratorio superiore).

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