GREEN PASS: In arrivo la APP che velocizzerà la verifica dei Certificati Verdi in azienda (nel rispetto della Privacy)

«Una nuova funzionalità», costruita da Sogei, che «consente la verifica asincrona di un elenco dei codici fiscali dei dipendenti». Uno strumento per la validazione dei Green Pass nelle aziende, obbligo dal 15 ottobre, che eviterebbe il controllo quotidiano dei Certificati verdi dei dipendenti, uno dei rilievi principali mossi dalle associazioni datoriali, da Confindustria a Confcommercio. Sarebbe possibile tramite un’applicazione realizzata dalla società Ict controllata dal ministero del Tesoro, al vaglio del Garante della Privacy — con il quale le interlocuzioni informali sono continue nelle ultime ore — che dovrebbe esprimersi per verificare se lede o meno la normativa sul trattamento dei dati personali.

Il decreto in arrivo sui controlli per il Green Pass in azienda

La novità è contenuta in una bozza di decreto della Presidenza del Consiglio in via di approvazione tra venerdì 9 e sabato 10 ottobre. Disciplina tecnicamente, di concerto con i ministeri della Salute e della Transizione digitale, le modalità operative con cui verificare milioni di Green Pass all’unisono (alcune stime parlano di oltre 15 milioni di dipendenti interessati) evitando il più possibile code e tensioni all’ingresso di uffici e fabbriche. Lo strumento, rilevano fonti, sarebbe la naturale evoluzione dell’applicazione Verifica C19 già usata dagli esercenti e nelle scuole pubbliche e private per il controllo del QrCode agganciato al Certificato verde del personale in servizio nei nostri istituti.

Il nodo della privacy

Il decreto sul Green Pass in azienda, in via di conversione parlamentare (Dpcm 127 del 21 settembre 2021) finora stabilisce che il datore di lavoro non possa conservare i dati del lavoratore, compresa la scadenza del Certificato perché altrimenti capirebbe se è vaccinato o meno, ma debba fare il controllo giorno per giorno. Con questa funzionalità l’ostacolo verrebbe scavalcato perché l’interrogazione delle aziende avverrebbe tramite il sistema delle tessere sanitarie gestito dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ogni tessera è agganciata ad un codice fiscale. Che contiene un codice alfanumerico che permette di «anonimizzare» i dati del lavoratore consentendo però alle aziende di non dover verificare quotidianamente se tutti i dipendenti abbiano o meno il Certificato.

Dialogo tra banche dati

La complessità dell’operazione sta nella comunicazione tra banche dati. Non è un caso che il ministero della Salute, rileva la bozza di Dpcm, abbia costruito un pacchetto di applicazioni con licenza open source (ad accesso libero), che «consente di integrare nei sistemi di controllo di accesso le funzionalità di verifica della Certificazione verde mediante la lettura del QrCode». Ciò permette di far comunicare «in modalità asincrona» evitando le code negli uffici perché il controllo potrebbe avvenire anche successivamente all’ingresso nei luoghi di lavoro interrogando semplicemente il codice fiscale del dipendente.

Linee guida nella Pa

Le novità del Dpcm s’incrociano con le linee guida dei ministeri Funzione Pubblica e Salute approvate ieri dalla Conferenza unificata (Stato-regioni-province-comuni) che disciplinano le modalità di rientro in presenza dei dipendenti statali e i meccanismi di controllo del Green Pass. In attesa della nuova applicazione di Sogei — utilizzabile ovviamente anche nella Pa ove il Garante dovesse dare esito favorevole — i due dicasteri segnalano che l’accertamento, di cui è competente ogni singola amministrazione, «potrà essere svolto giornalmente e preferibilmente all’accesso della struttura» oppure «a campione, in misura non inferiore al 20% del personale presente in servizio e con un criterio di rotazione, oppure ancora a tappeto, con o senza l’ausilio di sistemi automatici». È anche previsto — per le attività che necessitano pianificazione e programmazione anche di turni (come il trasporto quali treni, autobus, traghetti, funicolari) — che «il datore di lavoro possa richiedere ai soggetti obbligati a rendere le comunicazioni sul Green Pass di farlo con un anticipo, non superiore alle 48 ore, strettamente necessario a soddisfare le esigenze organizzative e a garantire un’efficace programmazione del lavoro». Sono state chiarite anche le eventuali sanzioni in caso di mancato possesso della Certificato verde. Il lavoratore senza green pass non potrà accedere o sarà allontanato dal luogo di lavoro e sarà considerato assente ingiustificato, con perdita della retribuzione e di ogni altro emolumento. Una spinta in più alla campagna vaccinale: si stima che il 10% dipendenti non sia ancora immunizzato.

Fonte: Corriere.it

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