Con i droni, i defibrillatori arrivano «a domicilio» e prima delle ambulanze (senza incidenti)

In Svezia, uno studio ha confrontato l’invio di dispositivi salvavita sul luogo di un arresto cardiaco, per via aerea e con l’ambulanza. In media, i velivoli sono arrivati 120 secondi prima dei mezzi di pronto intervento normali.

Se il cuore si ferma improvvisamente, le manovre di rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione devono essere eseguiti nel più breve tempo possibile. Ogni minuto che passa senza intervenire, infatti, riduce le possibilità di sopravvivenza di circa il 10%. E se si pensa che in tutta Europa oltre il 70 per cento dei casi di arresto cardiaco avviene in ambito domestico (il dato è dello studio EuReCa Two , pubblicato su Resuscitation nel 2020), i risultati di un progetto pilota in Svezia mostrano tutte le potenzialità del trasporto dei defibrillatori con i droni. Nelle città di Göteborg e Kungälv, per la precisione, i defibrillatori sono arrivati «dal cielo» anticipando di un paio di minuti le ambulanze inviate in parallelo sul luogo dell’arresto cardiaco. I risultati del progetto pilota sono stati pubblicati sull’European Heart Journal e presentati al recente congresso della European Society of Cardiology.

Apparecchiature consegnate senza problemi

L’importanza dello studio deriva dall’essere basato su un’esperienza «real life» e non desunta dall’analisi di registri sulla patologia. Nel tentativo di raggiungere prima le vittime di arresto cardiaco fuori dall’ospedale, i ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, insieme all’operatore nazionale di emergenza Sos Alarm, hanno infatti confrontato l’uso di droni e l’invio di ambulanze per consegnare rapidamente defibrillatori. Lo studio descrive un metodo integrato in cui operatori di emergenza, piloti di droni e controllo del traffico aereo hanno lavorato insieme per facilitare la doppia risposta. Durante il periodo di studio di quattro mesi, nel 2020, i droni sono decollati in 12 delle 53 chiamate di sospetto arresto cardiaco e hanno consegnato con successo un Dae in 11 di questi casi (92%). In sette casi (64%), i droni sono in media arrivati sul posto 1 minuto e 52 secondi prima dell’ambulanza e hanno percorso una distanza di 3,1 chilometri senza causare alcun disturbo o danno all’area circostante.

Una potenziale alternativa ma servono conferme

Nessun defibrillatore è stato attaccato ai pazienti prima dell’arrivo dell’ambulanza. «Anche se questa volta non è stato utilizzato nessuno dei Dae, il nostro studio dimostra che è possibile utilizzare i droni per trasportare i defibrillatori in modo sicuro e con precisione durante le emergenze reali», afferma la prima autrice Sofia Schierbeck, dottoranda presso il Centro per la scienza della rianimazione presso il Dipartimento di scienze cliniche e istruzione, Södersjukhuset, Karolinska Institutet. «Il lavoro svedese conferma e rafforza questa ipotesi di intervento, analizzata anche in studi precedenti. Anche nelle ultime Linee guida dello European resuscitation council, pubblicate a marzo 2021, l’attivazione di un sistema di droni viene ipotizzato come potenziale futura implementazione organizzativa perché potrebbe consentire un rapido intervento di chi assiste a un arresto cardiaco», commenta Federico Semeraro, presidente eletto di Erc e anestesista rianimatore dell’Ospedale Maggiore di Bologna. «La gestione di una rete di droni probabilmente potrebbe aumentare molto la complessità dell’intervento e i potenziali rischi durante il volo sulle zone abitate. Per comprendere come realizzare tutto questo in concreto, dunque, saranno sicuramente necessarie ulteriori ricerche», conclude.

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